Il Grande Canone di Andrea di Creta

«All’inizio della Quaresiama come il tono discendente dall’alto, con il quale si difinisce tutta la melodia quaresimale, noi ritroviamo il Grande Canone Penitenziale di Sant’Andrea di Creta». 

Esso si legge (canta) dividendosi in quattro parti durante i vespri nei primi quatro giorni della prima settimana della Quaresima e in seguente e in completo si celebra nel mercoledì della quinta settimana quaresimale. Il canone è composto da nove cantici, e contiene in se i racconti biblici cominciando dalla creazione del mondo e fino all’Assunzione del Signore nostro Gesù Cristo, riscrivendo così tutta la storia della caduta nel peccato e prima di tutto la storia della Salvezza della umanità, realizzata da Salvatore.

Le immagini dell’Antico Testamento offrono la possibilità di una rilettura attualizata alla contemporanea, applicandole alla vita quotidiana odierna. Autore di Questo Canone Magno si ritiene che sia il santo proveniente da Damasco nella Asia Minore – Andrea di Creta. Nel tempo della sua giovinezza, egli fece un pellegrinaggio in Terra Santa, e lì nell’anno 678 rientra nel monastero di Sant Saba Archimandrita. Con la sua pietà e illumina l’inteligenza fa impressione al Patriarcha di Gerusalemme Teodoro, il quale lo fece il suo segretario personale. Importante notare, che Sant’Andrea fa parte del sesto Concilio Ecumenico a Costantinopoli. Dopo il Sinodo egli svolge il servizio di diacono per un po’ di tempo presso la cattedrale di Santa Sofia a Costantinopoli. In seguito riceve ordine del presbiterato e si impegna nel servizio caritatevole agli orfani. Con passare del tempo, il Patriarcha di Costantinopoli lo chirotonizza in Arcivescovo della città di Gortyna, nell’isola di Creta. Proprio per questo egli viene identificato e nominato con sopranome di Andrea di Creta. Anno della sua morte rimane sconosciuto. Alcuni studiosi ritengono che la sua morte avviene nell’anno 712, altri invece sostengono che egli lascia questo mondo nell’anno 740. Sant’Andrea di Creta divenne famoso come un grande predicatore, lo scrittore eclesiastico e poeta. Egli compone diversi inni liturgici ed ecclesiastici, i cantici dei lodi e dei vespri e sopratutto i canoni. Tra questi il posto privilegiato prende Il Grande Canone che porta il nome del suo autore. Il testo di questo Canone ritroviamo infatti nella Triod della Quaresima ed egli è composto da 250 troparion (strofe) e si ritiene come il Canone più lungo da quelli esistenti. Secondo l’oppinione di uno grande liturgista e teologo Oleksandr Shmeman, da noi già citato precedentemente, questo canone «si può descrivere come il pianto penitenziale, che ci apre a tutta la immensità, a tutta la profondità del peccato, che spinge l’anima alla disperazione, alla penitenza, e alla speranza».

Questo canone indirizza al credente di riconoscere e di percepire tutta la profondità e la grandezza dei suoi peccati, invita ad avvicinarci al Dio Misericordioso con il sentimento della penitenza. Questo inno liturgico rappresenta l’immagine dell’anima che vede i propri peccati e con il pianto profondo chiede il perdono: «Alzati o mia anima, pensa dei guai che tu hai effettuato. Metti li davanti ai tuoi occhi e sporgi le gocce delle tue lacrime. Con il coraggio riconosci davanti a Cristo i tuoi atti, e i pensieri, e cera di cambiarti».

Le immagini bibliche hanno l’obbiettivo di ispirare l’uomo maggiormente alla penitenza e alla conversione. I troparion (le strofe) del Canone indicano alle virtù e algli sbagli degli uomini, dei quali ci ricorda la Sacra Scrittura, ed invitano di seguire l’esempio dei primi ed evitare ad imitare i secondi.

Autore del Canone pone davanti al pregante esempio dei uomini sia del’Antico che del Nuovo Testamento. Sulla base di essi, si esprime tutto il problema del peccato e le sue conseguenze. L’Anima umana ripiange ogni suo peccato, comprendendo tutta la tragedia del male effettuato. Però, l’invito che fa il canone al fedele e al penitente non è quello di concentrarsi sui guai effettuati, ma lo invita alla penitenza e al cambiamento profondo della vita, riconoscendo la bontà di Dio Misericordioso chiedendolo di averne pietà: «Mi pongo davanti a Te, e Ti porto come le lacrime le mie parole: faccio i peccati più che la donna prostituta, e faccio le cose ingiuste più che qualcun altro sulla terra, pero abbi pietà o Signore alla tua creatura, e di nuovo chiamami alla vita vera».

Il significato e l’obbiettivo del Grande Canone consiste nel farci mostrare il nostro peccato e con questo portarci alla penitenza. Però, la specificità e l’originalità di questo cammino della dimostrazione del peccato non consiste in una banale definizione o l’elencazione dei peccati, ma in una profonda osservazione della storia biblica, che in se è una vera storia del peccato umano, della sua penitenza e del perdono da parte di Dio.

Bisogna pure precisare, che questo Canone si definisce come il Grande non solamente per la quantità dei tropari dei quali è composto, ma sopratutto per i pensieri profondi, un grande spirito della penitenza e il suo significato morale ed ascetico. La melodia prolungata e triste dei irmosi e dei tropari dei canoni con gli inchini grandi, attribuisce a questa celebrazione liturgica uno spirito del profondo pentimento. Il Sinassario del Canone dice, che esso è davvero più grande di tutti i canoni, e che esso e composto così armonioso, che riesce ad ammorbidire anche l’anima più dura, commuoverla ed spingerla ad rivolgersi e convertirsi al bene.

Già dall’inizio dei primi tropari di questo Canone, rivestono colui che li prega in un atmosfera ed area spirituale risvegliando in fedele lo spirito della preghiera: «Su quale gesto della mia vita darò inizio al pianto? Quale note scriverò a preludio di questo mio lamento? Nella tua misericordia, o Cristo, dei miei peccati, dammi il perdono!». Proprio così esplicita una delle strofe del primo cantico del Canone. «Anima mia, con il tuo corpo vieni a glorificare il Creatore d’ogni cosa. La saggezza ritrova e a Dio presenta lacrime del pentimento».

Per poter davvero risentire e percepire il Canone Magno, bisogna avere la conoscenza della Sacra Scrittura, per poter capire il significato delle immagini bibliche che in esso vengono rappresentati. Molto spesso nei nostri giorni molti lo ritengono come noioso e poco comprensibile, così che non fa parte della nostra vita odierna, ma questo avviene per il motivo, che la vita di costoro non si alimenta dalla Sacra Scrittura, che per i Padri della Chiesa era la sorgente della loro fede. Per percepire e comprendere la profondità di questo Canone e nello stesso temo la realtà profonda della nostra vita, dobbiamo imparare di nuovo a comprendere il mondo come esso ci viene presentato nella Sacra Scrittura ed imparare ad vivere in questo mondo Biblico. Bisogna affermare pure, che non c’è nè un altra possibilità di imparare questo, se non partecipando profondamente, coscientemente, totalmente ed esistenzialmente alla vita liturgica della Chiesa, che non soltanto ci trasmette l’insegnamento biblico, ma ci presenta e ci apre alla vita biblica. Proprio per questo, il percorso quaresimale prende il suo avvio con il ritorno spirituale al “punto di partenza”, cioè dallo stato d’anima nel tempo della creazione del mondo che colloca la creatura umana nella patria celeste e nella casa del Padre, proseguendo questa via nella meditazione spirituale del peccato dell’uomo, la storia della sua salvezza fino al mondo dove tutto ne parla di Dio e trasmette la Sua gloria e Maesta. In questo cammino l’uomo ritrova un vero cambiamento che lo porta alla conversione totale del cuore e della vita e trovandolo si pente e si converte.

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