Ci sono volti e storie, profumi e sapori di questa terra dai colori del cielo e del grano, che rimarranno indelebili nella mia mente e nel mio cuore… Mai avrei immaginato di andare in Ucraina e di sperimentare così tanta accoglienza, di immergermi in tradizioni ricche di umanità viva e feconda.
Accogliendo l’invito di don Yulian Skaskiv, parroco della Comunità greco-cattolica ucraina di Ottaviano/San Giuseppe Vesuviano, con sede nella Chiesa della Madonna delle Grazie della nostra Parrocchia di San Gennarello, il 12 luglio scorso sono giunto in questa lontana terra, precisamente a Zarvanytsia, dove sorge una Basilica dedicata alla Madre di Dio. Zarvanytsia è uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio in Ucraina. La storia recente di questo santuario è segnata da anni di grande dolore. Con l’avvento del dominio sovietico la chiesa fu bruciata con l’annesso monastero, la parrocchia fu chiusa e trasformata in un magazzino e la sorgente miracolosa circondata da filo spinato e trasformata in una discarica. Nel 1946, l’intera Chiesa greco-cattolica ucraina fu ufficialmente bandita; nonostante ciò, la Chiesa “della Catacomba” continuò a funzionare. La preziosa Icona della Madonna fu nascosta in modo sicuro e la Divina Liturgia veniva celebrata nelle case private o nelle foreste circostanti. Nel 1975 fu fondato persino un seminario segreto. Con l’imminente crollo dell’Unione Sovietica il 17 luglio 1988, oltre 10.000 fedeli si sono riuniti a Zarvanytsia per commemorare il millennio del cristianesimo in Ucraina. Finalmente il 23 novembre 1989, la Divina Liturgia poté essere celebrata per la prima volta, dopo mezzo secolo, nella chiesa parrocchiale. Nel 1991, anno in cui l’Ucraina riacquistò l’indipendenza, la cappella fu ricostruita, così come il monastero studita. Nel 2001 San Giovanni Paolo II, nel suo pellegrinaggio in Ucraina ha pregato davanti all’icona della Madre di Dio di Zarvanytsia. Anche a San Gennarello, nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie in via Costantini, si venera l’icona della Madre di Dio proveniente proprio da Zarvanytzia, dono del Metropolita di Ternopil alla comunità greco-cattolica della nostra Diocesi.
In Ucraina ci sono città bellissime, storiche, con grandi piazze e monumenti importanti. Ho avuto la possibilità di visitare a Kyiv (Kiev) il Monastero delle Grotte, il monumento dell’Holodomor (il genocidio il cui morirono di fame 7milioni di persone nel 1932/33), la piazza di Maidan in cui si è consumata l’ultima rivoluzione detta “della dignità” nel 2014. Ho visitato il Monastero Studita di Univ e quello ortodosso di Počajiv. Sono stato a Lviv (Leopoli) il cui centro storico dal 1998 è Patrimonio dell’Umanità (UNESCO). Nella Cattedrale di San Giorgio a Lviv si conservano i resti mortali del Cardinale Josyp Slipyj (1892-1984) di cui è in corso il processo di beatificazione. Da giovane studente in Seminario ebbi modo di conoscerne la figura e rimasi molto colpito della sua grande perseveranza durante il periodo della persecuzione della Chiesa greco-cattolica in cui ha dovuto subire il carcere e il lavoro forzato nei gulag, rimanendo imprigionato per 18 anni nei campi in Siberia e Mordovia. Fu liberato il 23 gennaio 1963 a causa delle pressioni politiche esercitate da papa San Giovanni XXIII e del presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy. Giunse a Roma il 9 febbraio 1963, in tempo per partecipare al Concilio Vaticano II.
Pregare sulla sua tomba per me è stato un momento molto importante. La sua testimonianza unitamente a quella dei tanti sacerdoti martiri per la fede e per la comunione con la Chiesa cattolica il cui segno visibile è il Papa, mi è di grande esempio.
Per alcuni giorni sono stato ospite del Seminario Metropolitano di Ternopil. Situato in campagna poco lontano dalla bellissima Città (con monumenti degni di nota e un lago incantevole), in un piccolo villaggio senza strade asfaltate (tranne che per pochissimi metri) e senza illuminazione pubblica, il Seminario accoglie studenti che provengono anche da altre diocesi (eparchie, come si dice qui). La giornata per i giovani seminaristi inizia molto presto con la preghiera e la celebrazione della Divina Liturgia che, come sempre, si celebra in canto. Poi lo studio universitario, momenti di riposo, vita comune, studio personale e lavoro. I seminaristi, infatti, si dedicano alla cura e alla manutenzione delle strutture e, a turno, lavorano anche nei campi intorno al Seminario coltivando ciò che occorre per il loro sostentamento, allevando alcuni animali e producendo il miele da alcune arnie poste nella campagna circostante. La Diocesi cerca di provvedere ai loro studi per questo ciascuno fa la sua parte. La Diocesi, inoltre, ha realizzato una serie di progetti sia per sostenere il Seminario, sia per creare posti di lavoro ed evitare l’emigrazione della gente in altre nazioni. Spirito di sacrificio, dignità, obbedienza, preghiera, rispetto e accoglienza, sono questi e tanti altri, i doni che porto con me.
L’Ucraina è un territorio bello, con tante potenzialità, che conserva ancora i segni di un passato di grande sofferenza. Ma c’è un’Ucraina che nessuno conosce, se non coloro che sono costretti a lasciare quel poco che hanno in cerca di una vita migliore. Villaggi molto piccoli, sparsi in un territorio senza infrastrutture e mancante di molti strumenti fondamentali per lo sviluppo economico e sociale, poche case, senza strade, senza gas, lontanissimi gli uni dagli altri.
Ho visitato un villaggio a oltre due ore di viaggio da Ternopil, attraverso immense distese di grano e girasoli. Qui la scuola è stata chiusa un mese fa perché i bambini sono pochi. Adesso per ricevere istruzione, sono costretti a percorrere molti kilometri. Pensavo tra me: “E quei tre, quattro, forse cinque bambini che rimangono con chi giocano, con chi si confrontano? Qual è il loro futuro?”. Se non ci sono bambini non c’è futuro… e qui, in queste terre lontane, fatte di cielo e di grano, il futuro appare sempre più incerto.
Ringrazio il Signore per avermi concesso giorni così importanti che hanno arricchito la mia vita e ringrazio la Madonna per avermi accompagnato in questo pellegrinaggio.
Ringrazio tutta la Chiesa greco-cattolica ucraina nella persona dell’Arcivescovo Maggiore Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk per la feconda testimonianza di fede. Quando ci siamo incontrati a Zarvanytzia e gli ho parlato della nostra comunità di San Gennarello, il cui patrono è San Gennaro, con piacere ha ricordato la celebrazione tenuta nel Duomo di Napoli nell’ottobre 2018, quando tra le sue mani si sciolse il Sangue di San Gennaro. Ha espresso, inoltre, tanta gioia per aver ricevuto in dono dal Cardinale di Napoli una insigne Reliquia del nostro Patrono. Al termine del nostro breve colloquio mi ha ringraziato per la presenza e ha benedetto tutta nostra comunità di San Gennarello.
Grazie all’Arcivescovo Metropolita di Ternopil Vasyl Semenyuk per la cordiale ospitalità e per la coraggiosa testimonianza di fede appresa dai racconti della sua vita.
Grazie ai sacerdoti, ai seminaristi e a quanti mi hanno accolto manifestando fin da subito amicizia e fraternità.
Il grazie più importante va al carissimo don Yulian Skaskiv perché, invitandomi in Ucraina, mi ha permesso di conoscerne la ricchezza delle tradizioni e di condividere la speranza del popolo.
Слава Ісусу Христу
Sia lodato Gesù Cristo.
Sac. Raffaele Rianna parroco